Rosencrantz e Guildenstern Sono Morti: smørrebrød




Richard Dreyfuss, Tim Roth e Gary Oldman sono tre magnifici e famosi attori: tutto il mondo conosce ed ama i tanti capolavori che li ha visti protagonisti. Ma forse in pochi hanno avuto il privilegio di gustare questa piccola perla: una vera chicca.
Quando si nomina Shakespeare, la prima cosa a cui si pensa è ovviamente il teatro: quel magico teatro inglese di cui proprio Shakespeare è il massimo esponente, regalando brillanti commedie, drammi storici, e soprattutto colossali ed indimenticabili tragedie.
Una tragedia si definisce tale quando al suo interno compaiono elementi che suscitano nello spettatore orrore e sgomento, come morti violente, torture, intrighi, o trame ordite per vili tradimenti. Ma di morte e tradimento uno solo è il vero rappresentante per antonomasia: Amleto.
A cominciare dalla prima battuta sul marcio che c’è in Danimarca, giù fino all’ultima, quella che arriva proprio al giungere della morte dell’ultimo personaggio nella reggia danese, quando l’ambasciatore del re d’Inghilterra, sgomento alla vista dello scempio, sancisce la morte definitiva di tutti, anche degli assenti, annunciando nel silenzio che la richiesta fatta è stata esaudita e… Rosencrantz e Guildernstern sono morti. Proprio la frase che dà il titolo a quest’opera.

Nel gioco del mistero, in un contesto così folle e violento, che rende alquanto vago chi fossero Rosencrantz e Guildernstern, ecco nascere l’idea della creazione di un tragicommedia, che nel 1966 debutta per il teatro al Festival di Edimburgo, per venire poi rielaborata nel 1990 come film demenziale, vincitore del Leone d’Oro.
Per chi non avesse avuto l’opportunità di leggere il mini-saggio a quattro mani sui film demenziali (“De Rerum Dementialis”, di Alvaro e Sabin), ricordo che questo è stato preso come uno dei 6 capisaldi del genere, in quanto rappresenta uno dei 6 modi base per fare demenzialità: l’intelletto alla berlina.

Per tutto il film, infatti, i due protagonisti si trovano, più o meno casualmente, a vivere direttamente sulla pelle esperienze filosofico-scientifiche famose, senza mai però arrivare ad alcuna conclusione sensata: la spinta di Archimede, la caduta dei gravi di Galileo, la mela di Newton, l’anemometro, la probabilità che esca testa nel lancio di una moneta, il trasferimento di energia attraverso gli urti, il sole come riferimento per i punti cardinali, il senso della morte, i sofismi filosofici al limite del comprensibile… fino alla magnifica partita delle domande… semplicemente geniale!


È chiaro, direi, che questo film mi piace molto; com’è altrettanto chiaro che ne consiglio vivamente la visione! Considerando poi l’ambientazione danese, ho chiesto a un amico, che ha passato un lungo periodo a Copenaghen, quale piatto locale lo avesse colpito tanto da consigliarlo. La sua scelta è caduta immediatamente sul smørrebrød.

Immagine tratta dal blog Globetrotter Diaries 

E' lo snack d'eccellenza della Danimarca e si basa su di una semplice tartina di pane (di segale o semplicemente integrale… o anche bianco) spalmata di solito con del paté (ottimo quello di fegato, il leverpostej) o con della salsa e servita con ogni ben di Dio: salumi, formaggio, verdure, caviale… ma, soprattutto, la tradizione la vuole servita con il pesce più tipico della zona. Potete farvene un'idea qui.

E cosa ci sta bene da bere? Ovviamente una Carlsberg!

Enjoy!