Immortal ad Vitam e Halloween

Di Oscar Francioso

“Immortal ad vitam" (Immortel ad vitam) è un film del 2004 scritto e diretto dal semi-sconosciuto (almeno in italia) Enki Bilal. Prima di parlare del film, vorrei parlarvi del regista. Bilal è uno stempiato fumettista originario della ex-Jugoslavia, naturalizzato francese. Ha pubblicato svariate graphic-novel e diretto, ad oggi, tre film. “Immortal ad vitam" è basato sulla sua “Trilogia Nikopol”, in special modo sui primi due volumi: “La Fiera Degli Immortali” (La foire aux immortels, 1981) e “La donna in trappola” (La Femme piège 1986). 

Ecco la trama. 2095. New York è sotto la dittatura “nascosta” della Eugenetics Corporation. Gli umani come li conosciamo non esistono più. Tutti si sono fatti innestare degli organi artificiali. Sopra la città appare una piramide, nella quale gli Dei dell’antico Egitto giudicano Horus. Al povero dio-falco verrà tolta l’immortalità e ha sette giorni per procreare. Per farlo deve impossessarsi di un corpo maschile, ma nessun corpo è in grado di ospitarlo perché modificato geneticamente. Solo Nikopol - un prigioniero politico criogenizzato trent’anni prima - è in grado di accogliere Horus. Il suo corpo non ha subito modifiche. Jill è una mutante che non ricorda niente del suo passato. Ha poteri paranormali, come leggere nel pensiero e sparare bolle di energia dalle mani. Non ultimo: può procreare con un dio… Chiunque ammorbi il prossimo con frasi tipo “eh, ma era meglio il fumetto…” oppure “sì, ma nel libro…” dovrebbe essere messo al rogo. Si tratta di media differenti quindi è ovvio che sia necessario fare dei tagli da una versione all’altra. Questo non significa che la cosa venga sempre fatta bene. La trama ha dei buchi allucinanti. Un elenco dettagliato occuperebbe dieci pagine. 


Se la pellicola fosse durate 30 minuti in più nessuno si sarebbe offeso. Anzi, penso che molti non sarebbero usciti dal cinema con la voglia di ammazzare Bilal. Il fumetto l’ho letto e mi è piaciuto, niente da dire. I disegni, però, ricordano quelli di Moebius. Più nel primo volume che negli altri. Vi rendo edotti di questo perché, come nel fumetto Bilal ha “preso ispirazione”, anche nel film è successa la stessa cosa. Se desaturaste i colori del “Quinto Elemento” e scassaste qualche auto, otterreste la New York di “Immortal”. Questo non rovina il film (né il fumetto, a dirla tutta). Bilal ha visto qualcosa che gli piaceva e se lo è rielaborato. Permane comunque una sensazione di già visto. 

La pellicola è intensamente sperimentale. Pochi attori sono “reali”. Tutti gli altri sono realizzati per mezzo del Motion Capture e il 90% degli sfondi sono in computer grafica. Probabilmente i soldi non erano molti. Il mocap non è bellissimo neppure oggi (checché ne pensi Zemeckis), quindi figuratevi nel 2004. La computer grafica non è eccellente. Vale comunque la pena di dargli un occhio. Un po’ per lo sperimentalismo che lo contraddistingue, un po’ perché, non essendo un film di fantascienza americano, la trama è decisamente atipica. 

Post Scriptum: “Alieni Egizi nel futuro!?”. Lo so, è un’idea decisamente pacchiana, ma non posso essere oggettivo su questa cosa. Sono cresciuto con la VHS di Stargate, quindi capitemi.

Consiglio la visione di questo film per Halloween, festa pacchiana per eccellenza ma non per questo meno divertente. E potrete sbizzarrirvi in snack 'a tema' come questo. 


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