I veli di “A Dangerous Method”
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Ancora una volta ho dovuto lasciare un film a decantare, prima di esprimere il mio pensiero al riguardo. Ancora una volta, infatti, la sensazione dominante all’uscita del cinema era “insoddisfazione”. Il perché è semplice: ho una considerevole stima per Cronenberg, di cui ho apprezzato molti lavori anche “spinti” (come Il Pasto Nudo, Inseparabili, Spider,…), e purtroppo l’aspettativa che nutrivo per questo lavoro non è stata premiata. Qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto, non saprei cosa, ma il risultato è sciatto, sconnesso, difficile da correlare… a tratti, direi, infantile… nonostante il considerevole cast utilizzato.
Ho letto altri articoli e recensioni su questa pellicola per cercare quel che temevo di aver perso, ma alla fine ho potuto solo ritenermi fortunato per non aver mai visto Prendimi L’Anima di Roberto Faenza, lodato ovunque come la reale ed efficace descrizione della torbida e intensa relazione tra il Dottor Jung e la sua paziente.
Così com’è, ciò che scrivo suona come una stroncatura, ma l’intento non è assolutamente questo. Oltre a non averne titolo, infatti, va ammesso che ci sono alcuni (pochi) elementi che vengono approfonditi bene… quasi come se fossero gli unici reali interessi di Cronenberg nell’accettare questo lavoro. Tanto che la sensazione è più di assistere alla creazione di alcuni “veli” tramati con dovizia, e poi accorpati forzatamente e con quella superficialità che impoverisce il risultato finale.
Questi veli, però, vale davvero la pena evidenziarli: non solo per il loro valore storico, ma anche perché rappresentano quei piccoli tasselli che avrebbero dovuto portare il film ad essere un vero capolavoro:
1. La teoria di Freud sulla valenza della sessualità nell’identificazione di patologie e terapie prende piede, generando un movimento che rivoluziona e rinnova il mondo della psicoanalisi.
2. Sabina Spielrein nasce come paziente chiave del Dott. Jung per il suo masochismo sessuale infantile estremo e poi vola verso una guarigione che la spinge a divenire psicologa.
3. Freud e Jung nascono come stretti colleghi che condividono le stesse idee… ma la somma di tante differenze li allontana sempre più: povertà contro ricchezza, ebraismo contro culto ariano, cautela per preservazione di quanto raggiunto contro un ambizioso desiderio di rivoluzione.
1. La teoria di Freud sulla valenza della sessualità nell’identificazione di patologie e terapie prende piede, generando un movimento che rivoluziona e rinnova il mondo della psicoanalisi.
2. Sabina Spielrein nasce come paziente chiave del Dott. Jung per il suo masochismo sessuale infantile estremo e poi vola verso una guarigione che la spinge a divenire psicologa.
3. Freud e Jung nascono come stretti colleghi che condividono le stesse idee… ma la somma di tante differenze li allontana sempre più: povertà contro ricchezza, ebraismo contro culto ariano, cautela per preservazione di quanto raggiunto contro un ambizioso desiderio di rivoluzione.
4. Otto Gross (la cui comparsa è purtroppo rapida e insulsa come la successiva scomparsa) offre durante la sua breve presenza un nuovo spunto (o una scusa) che spinge definitivamente Jung nel baratro della perdizione sessuale: “monogamia e controllo” contro “libertà sessuale e poligamia”.
5. La barca a vela donata dalla moglie, consapevolmente tradita, è un regalo prezioso per Jung… ma a differenza delle intenzioni iniziali, sarà destinata a divenire un tempio per l’isolamento.
6. Mito di Sigfrido che trasforma il medico in amante per la giovane Sabina, rendendo tutto intenso fino al drammatico crollo della relazione… scandito da un suggestivo scambio epistolare -tra i vari protagonisti- che, visto oggi, offre molti spunti di riflessione.
5. La barca a vela donata dalla moglie, consapevolmente tradita, è un regalo prezioso per Jung… ma a differenza delle intenzioni iniziali, sarà destinata a divenire un tempio per l’isolamento.
6. Mito di Sigfrido che trasforma il medico in amante per la giovane Sabina, rendendo tutto intenso fino al drammatico crollo della relazione… scandito da un suggestivo scambio epistolare -tra i vari protagonisti- che, visto oggi, offre molti spunti di riflessione.
7. Delirio di onnipotenza, contrasto d’idee, invidia del potere… fino all’inevitabile perdita di stima reciproca e amicizia fra i due psicologi.
Questi sette veli, presi isolatamente, dimostrano senza dubbio le notevoli capacità del regista; ciò che manca è saperli amalgamare, ottenendo un risultato olistico, simile a quanto accade nella ricetta (da professionisti) che propongo: la Torta Setteveli.
Una ricetta che, ancora oggi, molte regioni vantano di aver inventato, ma che soprattutto mi aspetto di vedere presto proposta da Giallo Zafferano, ormai uno dei miei riferimenti preferiti.
Pandispagna al cacao: 6 uova, 150gr di zucchero, 140gr di farina, 60gr di fecola, 40gr di cacao amaro, una bustina di lievito, una presa di sale. Sbattere le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto gonfio e spumoso; unire sale, farina, cacao e fecola setacciata con il lievito; versate il composto su uno stampo a cerniera di 28cm di diametro imburrato e infarinato. Cuocere in forno a 180° per 25-30 minuti.
Base pralinata: 200gr di cioccolata gianduia, 150gr di pralinato, 125gr di feuillantine gavottes (o mais, o cereali, o biscotti ai cereali sbriciolati, …). Mescolare alla cioccolata -sciolta a bagnomaria- il pralinato e i biscotti sbriciolati. Disporre a cucchiaiate dentro il cerchio della tortiera con cartaforno, cercando di livellare il composto. Anche se la base venisse accartocciata la mousse da mettere sopra riuscirà a recuperare. Mettere in frigo per qualche ora.
Bavarese alle nocciole: 3 tuorli, 60gr di zucchero, 1.5 fogli di gelatina, 200ml di panna fresca, 1 cucchiaione di pralinato, 1 cucchiaino da caffè di maizena, 250ml di latte intero. Montare i tuorli con lo zucchero mentre si fa bollire il latte. Aggiungere ai tuorli un cucchiaino di maizena e il latte e mettere su fuoco basso, girando finché si addensa. Nel frattempo tenere in acqua fredda i fogli di gelatina. Quando è pronta, aggiungere alla crema il pralinato e la gelatina (dopo aver strizzato bene i fogli). Montare la panna e mescolarla delicatamente al composto una volta raffreddato. Tenere in frigo.
Mousse al cioccolato: 200gr di cioccolato fondente, 100gr di latte, 4 tuorli, 4 albumi montati a neve, 120gr di burro morbido. Sciogliere il cioccolato a bagnomaria aggiungendo il latte. Aggiungere il burro, mescolando sempre, e i tuorli uno per volta. Amalgamare bene, versare in una terrina e lasciare raffreddare. Nel frattempo, montare gli albumi a neve, unirli delicatamente al composto e far riposare il tutto in frigo.
Glassa a specchio: 170gr d’acqua, 150gr di panna liquida fresca, 230gr di zucchero, 75gr di cacao, 7gr di colla di pesce. Far bollire (a fiamma bassa) acqua, panna, zucchero e cacao per 8’. Togliere dal fuoco e raffreddare fino a 50°, poi aggiungere la colla di pesce ammorbidita in acqua fredda. Ricordarsi di usarla a 40°.
Montaggio della torta: sulla base pralinata, senza toglierla dal cerchio della tortiera, versare la mousse al cioccolato. Tagliare il pandispagna (pds) in 2 dischi e bagnarlo con sciroppo (200ml di acqua + 200gr di zucchero). Porre il disco di pds sopra la mousse. Aggiungere la bavarese alle nocciole. Ricoprire nuovamente col secondo disco di pds (sempre bagnato con lo sciroppo) e versare nuovamente la mousse al cioccolato. Lasciare riposare per una notte nel congelatore. L'indomani riscaldare la glassa a specchio a 40°, disporre la torta sulla griglia per torte e far colare per bene la glassa facendo attenzione a coprire anche i lati. Tenere la torta (sempre sulla griglia) per due ore in frigo per poi trasferirla nel piatto di presentazione.Riporre nuovamente in frigo per 7-8 ore e poi decorare a piacere.
Enjoy!