J. Edgar vs. i non americani
Ho iniziato il 2012 col dubbio: ormai (chi mi segue lo sa) avevo lanciato la tradizione che il primo post dell’anno dovesse essere una recensione non positiva; poi ho deciso di andare a vedere questo film e mi sono detto che non era l’oggetto giusto per la mia prima recensione. Al contrario, il resto del CdA ha insistito perché fossi proprio io a farlo, invitandomi a rompere la tradizione. Chiaramente ho approcciato la visione del film con un po’ d’amarezza, perché rinunciare a una tradizione appena iniziata non lo trovavo piacevole. Invece mi sono dovuto ricredere: inaspettatamente è stato proprio il film a deludermi!
Un momento, non voglio essere frainteso: questa volta non invito a non vederlo, perché in fondo non è un brutto film; solo che rispetto alle aspettative che si possono avere conoscendo il regista, analizzando il cast e valutando il tema affrontato, nonostante non ci si annoi mai, la delusione è cocente.
Magari manca in me anche la componente “patriottica”: se fossi statunitense probabilmente il solo nome di J.Edgar Hoover mi avrebbe messo addosso abbastanza brividi da non dar peso ad altro… e magari l’avrei visto in lingua originale, risparmiandomi la scadente prova del suo doppiaggio italiano. Inutile questionare sul fatto che è sempre il solito doppiatore di Di Caprio: quando pago il biglietto del cinema non mi interessa che ci sia il solito doppiatore, se non funziona… e non funziona!
Questo è l’unico appunto non da attribuire al regista (Clint Eastwood), che però ha avuto l’ambizione di raccontare una storia dalle mille opportunità, data la sua natura intricata e controversa, quasi come l’avrebbe fatto un regista esordiente con un cast emergente.
Non so se il prodotto originale fosse migliore e poi il risultato finale è figlio di tagli da irresponsabile, ma purtroppo il risultato non cambia: saltano all’occhio troppe cose che accadono quasi senza una solida ragione. Primo fra tutti l’insulso corteggiamento a una giovane segretaria, che subito lo respinge dicendo che per lei conta di più la carriera… e lui all’istante le offre un lavoro di massima fiducia! No, la vita non funziona così e oggi (spero) non ci crede nessuno.
Di fatto, i temi affrontati sono davvero molto interessanti e se si pensa a un film come Gran Torino, dove la costruzione sfiora la poesia, non è sbagliato porsi la domanda di cosa abbia rotto il giocattolo. Forse le scadenze erano troppo brevi per poter trattare a dovere l’enorme storia dell’FBI, ma se fosse così si sarebbe solo ottenuto “in tempo” un film zoppo e poco credibile.
Per noi non statunitensi l’FBI non significa poi molto, né nel bene né nel male, mentre per gli USA immagino questo sia un tema che spacca la popolazione… e se dovessi scommettere direi che Eastwood è fra i detrattori. Il messaggio più forte che raccolgo, infatti, è che J.Edgar (dipinto come una persona con gran potenziale, ma fondamentalmente disadattata) riesce a portare e mantenere in auge un ente in cui crede molto… usando però gli stessi metodi che è pagato per perseguire. Non che sia un messaggio nuovo: tanti e troppi sono i film che affrontano questo tem
a e la risposta alla fine è sempre che siamo semplici deboli esseri umani, facilmente corruttibili, qualunque sia il fuoco che ci anima.
Vanità, ambizione, invidia, cupidigia, vergogna: alla fine qualcosa prende campo, magari solo un po’ per volta, e vince rispetto ai valori iniziali. La sensazione è che il Clint Eastwood dietro le cineprese fosse più vicino ad uno dei suoi primi personaggi, come tratto da uno degli spaghetti western di Sergio Leone dove lui compariva con quel sigaro che gli mandava il fumo negli occhi, donandogli quell’espressione arcigna che l’ha reso tanto famoso.
In buona sostanza, quindi, questo film non è riuscito a conquistarmi… e l’aggiunta del pessimo doppiaggio italiano del protagonista mi spinge ad associare il tutto ad una ricetta che negli USA è molto usata e comunemente considerata “tipica ricetta italiana”:
Spaghetti With Meatballs!!
La ricetta che propongo è vergognosa: scuocete gli spaghetti (altrimenti non sono americani), ci buttate dentro le polpette (e chi non le sa fare?) e poi cospargete con della salsa di pomodoro.
Certo, si potrebbe fare anche qualcosa di più raffinato rendendolo un piatto molto più gustoso e appetitoso, come lo presenta il bellissimo blog The Art Doing Stuff da cui è tratta la foto, oppure la nostra italianissima Sonia di GialloZafferano.
...ma poi non sarebbe stato più associabile al film, no?
Enjoy!