OVOSODO
Decisamente, non sono un appassionato di Paolo Virzì. È vero che ha fatto
dei lavori “carini” (Caterina va in città, Tutta la vita davanti), ma i suoi
film di solito non mi hanno dato reale soddisfazione.
Nel 1997, però, sono stato colpito da un vero capolavoro “virzìano”: mi ha
conquistato con la sua capacità di mescolare con esperienza eventi reali e
concetti sociologici molto attuali sui rapporti dualistici (ricchezza/povertà,
cultura/ignoranza, ingenuità/malizia, sesso/amore e idealismo/cruda realtà), il
tutto all’interno di una trama semplice ma originale.
Fondamentalmente si tratta della storia di Piero, un ragazzino brillante ed intelligente che però è anche molto insicuro delle sue capacità e fondamentalmente ingenuo. Proprio
come la maggior parte delle persone nate in quel quartiere popolare di Livorno,
il cui nome dà il titolo al film. Piero rimane presto orfano della madre, con
un padre delinquente e un fratello mentalmente minorato (l’enorme Ivanone), finché
un giorno il padre porta a casa la sua nuova donna... che aspetta in modo
evidente una bimba, una nuova sorellina il cui ruolo, in realtà, non è molto significativo,
ma alla quale sarà dato un nome che per me è un dovere citare: Diana! ^_^
L’amore, è questo il tormento principale del ragazzino: proprio 2 ore prima
che l’Italia vincesse i campionati mondiali di calcio, l’11 luglio 1982, ha la
sua prima “visione”, e ne rimane turbato. Da quel momento Piero va
all’inconsapevole ricerca di qualcosa senza sapere cosa... sapendo di non
saperlo... e ritenendo di essere l’unico al mondo in quello stato. Il genere
femminile lo turba e lui non sa gestire questa cosa… se non con se stesso.
Da quel momento avvengono diversi incontri "speciali", con persone che lo
spingono su un percorso a cui lui -teoricamente- non era predestinato… arrivando
anche a frequentare un liceo classico d’élite, un posto apparentemente fuori portata dove lui risulta
evidentemente un pesce fuor d’acqua, ma in cui riesce comunque a cavarsela.
Il primo giorno dell’ultimo anno del liceo, il 4 settembre del 1991, Piero fa
l’incontro centrale della sua adolescenza: Tommaso, un nuovo compagno di classe
con cui lega subito e che lo affascina per il suo essere sopra le righe e privo
di timori reverenziali. Nella sua naturale ingenuità, Piero si convince di
avere a che fare con un poveraccio, al quale sceglie di stare sempre accanto per
pagargli i pasti e la miscela del motorino, in cambio dell’opportunità di
conoscere un mondo tutto nuovo. Un po’ come Pinocchio che segue Lucignolo nel
Paese dei Balocchi. Ma la verità è differente ed è solo attraverso varie
esperienze crude e realiste che, alla fine, ci sarà il passaggio alla
consapevolezza di sé e della sua incolmabile differenza con un mondo che non è
e non potrà mai essere anche suo.
Spesso dobbiamo sperimentare vite diverse per capire meglio chi siamo e
cosa ha davvero valore per noi, ma una volta fatto abbiamo l’opportunità di
andare incontro alla felicità… magari con qualche piccolo aiuto da inattesi miracoli,
come quello che nel 1994 fece comparire magicamente un notevole numero di posti
di lavoro (non proprio un milione, ma…).
Insomma, una storia molto introspettiva raccontata con grande leggerezza e
in modo davvero divertente, che chiude con un finale che sarebbe completamente felice
se non fosse per quel maledetto magone, che sembra proprio come un uovo sodo
che non va né giù, né su.
E allora uno si chiede: ma
come dovrei fare per ottenere un uovo sodo perfetto? Beh, ve lo dico io!
Regola prima: l'uovo deve
essere a temperatura ambiente perché non si rompa quando immerso nell'acqua;
magari è bene praticare un foro con uno spillo all'estremità più arrotondata. Portata
l'acqua a bollire in un pentolino, immergervi l'uovo lasciandolo per 7÷8
minuti. Nel caso in cui piaccia più duro e con il tuorlo che tende al verde (de
gustibus…) allora va lasciato più tempo, ma è inutile superare i 12’.
Per assicurarsi che l'uovo
rimanga intero, consiglio di mettere nell'acqua un pizzico di sale; poi è più
facile sbucciarlo quando è ancora tiepido e conviene dividerlo a metà solo
quando dev'essere consumato (altrimenti il tuorlo si annerisce).
Se preferite, qui potete
vedere la versione proposta da Giallo Zafferano, che dà qualche suggerimento in
più per i meno esperti.
Enjoy!