Lollipop, feticismo e... Lolita!
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Il Lollipop (o lecca-lecca) è
uno dei prodotti dolciari più famosi al mondo ed è costituito da una caramella che
può essere di vari gusti e forme, sempre collocata però su un bastoncino di
legno o di plastica.
L'idea originale di un dolce
collocato su un bastoncino risale probabilmente molto addietro nel tempo, fino
anche all’uomo preistorico, che prelevava con un bastoncino il miele dagli
alveari. Idea che viene poi reinventata diverse volte nella storia, a cominciare
dagli Egizi che inserivano dei bastoncini nei dolci canditi per conservarli e poi recuperarli senza sporcarsi.
Bisogna però aspettare addirittura
il 1908 per veder uscire la versione moderna, quella che conosciamo oggi e che
fu inventata da un tal George Smith e da lui registrata nel 1931 con il nome
inglese di Lollipop, ispirato da una corsa di cavalli molto nota: la “Lolly Pop”.
Per i bambini il Lollipop
divenne, in breve, una vera e propria passione: una caramella che dura tanto e
che ti puoi portare dietro tenendola su un bastoncino è veramente un’idea
geniale! Un’idea che viene poi perfezionata negli anni ’50 dalla società Chupa
Chups, quando lo spagnolo Bernat si accorge che i Lollipop sono troppo grandi e
sporcano mani, viso e vestiti: facendo solo una pallina di caramella su un
bastoncino di plastica il problema è risolto, per l’enorme gioia di grandi e
bambini.
Dalla passione all’ossessione
il passo è breve, non solo per la classica americanata di realizzare il Lollipop più grande del mondo, ma soprattutto per l’evidente risvolto erotico
legato al suo utilizzo. Diventa infatti un feticcio, fortemente apprezzato
dall’uomo ed abilmente gestito dalla donna che lo utilizza soprattuto per
stimolare una delle fantasie maschili più diffuse: la lolita, cioè una ragazza
molto giovane, decisamente più giovane di lui, che assume nei confronti del lui
atteggiamenti nolto provocanti.
Il ruolo di lolita piace molto
anche alle ragazze (conoscete la canzone di Alizée?) perché è un gioco di
ruolo, di forte seduzione e, soprattutto, di potere.
L’evidente problema è che
porre un limite non è sempre banale e travalicare il confine passando all’orribile
mondo della pedofilia è estremamente facile. Il geniale Kubrik ha trattato
proprio questo spinosissimo tema nel suo bellissimo film in bianco e nero “Lolita”,
del 1962, dove la vittima del fenomento è un maturo professore europeo che si è
appena trasferito negli Stati Uniti e trova alloggio presso una vedova, che
vive con la giovane e provocante figlia.
Il tema è intrigante, il film
è coinvolgente ed anche un po’ ossessivo (in perfetto stile Kubrik), ma se si
volesse davvero approfondirlo il suggerimento è leggere il libro omonimo, da
cui il film è tratto, scritto dal russo Vladimir Nabokov: un romanzo scabroso
di un rapporto pedofilo ed incestuoso che fu pubblicato a Parigi nel 1955,
suscitando forte scandalo ma diventando subito un grande successo. Sono certo
che, col giusto approccio, la sua lettura vi conquisterebbe. Di sicuro conquistò
Sting (ex professore d'inglese), che lo citò anche nella sua bellissima “Don’t Stand So Close To Me” (vi
ricordate? è quella che negli anni 80 fu usata per la pubblicità di Oransoda),
che vi ripropongo qui nella versione 1986
It’s no use: he sees her; he starts to shake, he starts to cough,
Just like the old man in the famous book by Nabokov
Chiudo con un suggerimento:
avete mai pensato di realizzare da soli dei lecca-lecca alcolici?
http://blog.hwtm.com |
Enjoy