The Hobbit e la zuppa di coniglio di Frodo
Eccoci arrivati finalmente
alla conclusione di una spiazzante
trilogia. La precedente, quella de “Il Signore degli Anelli” di cui sono un
grande estimatore, fu ricavata da una trilogia di libri: “1 libro = 1 film”.
Tant’è che per avere una visione soddisfacente di ciascuno dei tre episodi,
data la lunghezza dei libri, è risultato necessario procurarsi la versione
estesa, che nell’abbondante mezz’ora aggiuntiva forniva dettagli senza i quali
non tutto era comprensibile.
Spiazzante in “The Hobbit” è
che la trilogia cinematografica sia stata ricavata da un unico e solo libro!
Certo, business is business, ma se la qualità viene meno si rischia di chiudere
un filone molto promettente. Già il primo episodio, infatti, non è risultato
sufficientemente ricco, tanto che per allungare il brodo è stato necessario
includere fin troppe canzoni dei nani, interminabili battaglie con gli orchi (lunghe
fino a diventare noiose) ed anche storie e personaggi tratti dal Signore degli
Anelli e che non avevano trovato sufficiente spazio per essere inserite nella
sua trilogia cinematografica.
Il secondo episodio, fortunatamente,
è risultato molto più interessante, riscattando la debolezza del primo, e
questo anche grazie alla presenza molto significativa di Smaug, l’intelligente
e potente drago che nei tempi passati si era appropriato dei tesori e dei
palazzi reali dei Nani, mandandoli esiliati e in rovina ne istiga il desiderio
di rivalsa.
Proprio l’ira del drago, che
sfoga la sua vendetta incendiando la sottostante cittadina, rappresenta
l’apertura del terzo ed ultimo episodio, quello così atteso che aveva maturato
un’aspettativa molto alta da prima della sua uscita. Io stesso sono entrato in
sala eccitato e l’inizio del film mi ha subito esaltato. Purtroppo tutto
l’entusiasmo si esaurisce con questa scena di apertura: proseguendo il film si spegne
e, seppur carino da guardare, resta lontano anni luce dal livello che la
precedente trilogia aveva raggiunto.
A conferma di questo c’è la
reazione di mia figlia, anche lei fanatica di questi film (pur avendo ancora 9
anni): presissima ed estasiata durante il 2° episodio, nel 3° ha rapidamente
dimostrato poco trasporto ed anche un certo livello di noia, specie nelle lunghe
fasi di combattimento.
Torna, quindi, subito alla
ribalta lo spiazzamento, il dubbio che tormentava dopo la visione del primo
episodio: che senso ha prendere un unico libro e snaturarlo in una trilogia,
allungando il brodo fino a renderlo anche noioso?
Rispondete voi, se vi va: io
resterò col dubbio.
Per la ricetta invece non ho
dubbi: non posso togliermi dalla mente la scena del Signore degli Anelli (2°
episodio) in cui Sméagol porta a Frodo e Sam le prede che ha cacciato per il
pranzo, cioé due splendidi conigli! Lì Sam prende i conigli e dice a Sméagol
che esiste solo un modo per cucinare bene una coppia di conigli... e ne fa una Zuppa
di Coniglio che lascia Sméagol affranto e inorridito.
http://www.adventures-in-cooking.com/2013/04/rabbit-stew.html?m=1 |
Dentro una pentola, mettere a
bollire bene, per circa 20 minuti, un po’ di acqua salata con del pomodoro a
pezzi, aggiungendo successivamente delle verdure tagliate a pezzi piccoli
(carote, sedano, patate, cetrioli, zucchine... a seconda dei gusti e delle
preferenze).
Nel frattempo fare a pezzi il
coniglio e lavarlo bene, quindi farlo cuocere sempre all’interno della pentola
unendo anche olio, sale e pepe. La cottura finisce quando il coniglio diventa
morbido.
Unire all’interno della zuppa
anche delle fettine di cipolla tagliate finemente, scegliendo il momento
opportuno dell’aggiunta sulla base di quanto cotta si preferisce la cipolla.
Questa è la ricetta 'all'Alvaro', se invece volete deliziarvi gli occhi e seguire indicazioni più precise, vi segnalo questo bellissimo sito.