Imitation Game al Prezzemolo
Mio padre è nato in tempo di guerra. Era la
seconda guerra mondiale, la sua infanzia segnata da una povertà che, dai sui
racconti, i miei fratelli ed io abbiamo sempre avuto difficoltà a figurare.
Una gioventù balorda, nel dopoguerra, in una città
del sud devastata dai bombardamenti, in quartieri difficili nei quali l’ignoranza
e la violenza imperversavano, facendo sperare poco per il futuro; raggiungendo un’adolescenza
durante la quale o si era sopraffatti o si trovava l’animo per tirare fuori i
denti e lottare con tutte le proprie forze per costruirsi un futuro altrimenti
impossibile.
Nella fame, nella povertà, con enormi sacrifici e trovando
gli espedienti più disparati, alla fine mio padre è riuscito ad ottenere una
laurea in matematica che, seppur con un voto non eccellente, lo rese
letteralmente “ricercato” dai presidi
di tutte le scuole superiori della regione per insegnare matemetica da loro.
La matematica è sempre stata per lui una grande
passione, come anche l’insegnamento... sebbene dopo alcuni anni, forse anche dopo tutta l’energia
spesa nel lottare per innalzare il suo stato sociale, cominciò a sentirsi
stretto in quei panni e decise di fare un concorso per entrare come esperto
informatico negli enti statali.
A chi dovesse suonare stonato, ricordo che a quei
tempi l’informatica era una scienza assolutamente nuova in Italia e le
università specifiche erano appena nate, quindi i laureati in matematica
risultavano candidati perfetti per quel ruolo. Mio padre si qualificò al primo posto
e si ritrovo a lavorare a Roma come capo reparto di un dipartimento
informatico.
Questo gli diede l’opportunità di vivere sulla
pelle la nascita e lo sviluppo del mondo informatico, sia come macchine che
come software... e di riflesso anche io ebbi il privilegio di entrare in quel
mondo: ricordo ancora quando lui mi portava in ufficio e mi faceva vedere
enormi stanze con enormi macchinari pieni di mastodontiche bobine per
memorizzare dati e assurdi macchinari per caricare i programmi esecutivi... che
all’epoca erano memorizzati su “schedeperforate”!!!
La dedizione di mio padre per il mondo dei
computer mi portò a conoscere il nome di AlanTuring quando avevo solo 6 anni: anche se ero ancora molto piccolo per
comprendere i computer e tutto ciò che potevano fare, riuscivo però a percepire
che il contributo di qesto scenziato era stato l’innesco fondamentale per la
loro nascita.
L’uscita del film “The Imitation Game” ha
subito acceso in me, come in mio padre, l’irrefrenabile desiderio di vedere
rappresentata la vita di questo personaggio per noi mitico. L’abbiamo visto
entrambi e ad entrambi è piaciuto molto: uno di noi due lo comprerà sicuramente
non appena uscirà in DVD.
Il film è realizzato bene, magari sorvolando un po’
troppo sulle difficoltà di vivere in tempo di guerra, e la scelta dell’attore
principale la giudico azzeccata: Benedict Cumberbatch, già apprezzabile nel
ruolo televisivo di giovane Sherlok Holmes, risulta molto credibile nel ruolo
di genio visionario, strampalato, con estrema difficoltà a relazionarsi con chi
gli è vicino ma anche molto sicuro di sé e delle sue intuizioni.
Cosa invece può risultare meno apprezzabile da
parte dei più è l’utilizzo di flashback della sua giovinezza, al posto di una
narrazione più lineare; ma è chiaro che con la scelta fatta risulta molto più
semplice connettere al suo passato pensieri e concetti espressi dal Turing
adulto... e fa capire solo oltre la metà del film la sua inclinazione sessuale.
L’omofobia diviene quindi l’ombra oscura con cui
si chiude la storia, facendo sentire frasi come “accusato di indecenza” in riferimento al processo a cui Turing
viene sottoposto.
L’onta macchierà impunemente e a lungo la memoria
di questa mente eccelsa che aveva sviluppato la Macchina di Turing (detta MdT) e solo dopo 55 anni dalla sua morte,
e solo in risposta ad una pressante petizione popolare, il primo ministro
britannico Gordon Brown decise di uscire nel 2009 con la seguente dichiarazione
ufficiale:
«Per quelli
fra noi che sono nati dopo il 1945, in un'Europa unita, democratica e in pace,
è difficile immaginare che il nostro continente fu un tempo teatro del momento
più buio dell'umanità. È difficile credere che in tempi ancora alla portata
della memoria di chi è ancora vivo oggi, la gente potesse essere così consumata
dall'odio, dall'antisemitismo, dall'omofobia, dalla xenofobia e da altri
pregiudizi assassini, da far sì che le camere a gas e i crematori diventassero
parte del paesaggio europeo tanto quanto le gallerie d'arte e le università e
le sale da concerto che avevano contraddistinto la civiltà europea per secoli.
[...] Così, per conto del governo britannico, e di tutti coloro che vivono
liberi grazie al lavoro di Alan, sono orgoglioso di dire: ci dispiace, avresti
meritato di meglio.»
Sappiate che con questo post sto anche dando (volontariamente...?)
una certa soddisfazione a mio padre, ahimé sofferente di una forma non
trascurabile di “egotismo” che mi
porta spesso a soprannominarlo Prezzemolino. E allora finisco con un piatto che
contemporaneamente premia il suo ego e la storia della sua gioventù in povertà:
la Frittata al Prezzemolo
Vi suggerisco però la versione “leggera”: la differenza fondamentale,
rispetto ad una normale frittata con aggiunta di prezzemolo nell’impasto (che
immagino tutti sappiano fare) sta nel separare l’albume dal tuorlo per montarlo
a neve, cosa che alla fine renderà alla frittata un aspetto arioso e leggero,
come quello di una soffice torta.
Per prima cosa si separano tuorli ed albumi di 6
uova in due ciotole diverse. Si sbattono i tuorli aggiungendo, un cucchiaio e
mezzo di farina setacciata, 60 ml di latte, sale e pepe a proprio gusto e (per
i ricchi) 120g di parmigiano, avendo cura di ottenere un composto ben
amalgamato.
Dopo aver montato a neve l’albume, aggiungere
delicatamente il prezzemolo (già finemente tritato) e quindi incorporare gli
albumi, mescolando dal basso verso l’alto con una spatola per non smontare i
bianchi.
Dopo aver scaldato un fondo d’olio evo in una padella,
versarvi il composto finale facendolo cuocere a fiamma dolce (e coperchio) per
qualche minuto, rigirando la frittata di tanto in tanto.
Enjoy!