L’uomo che vide l’infinito era vegetariano?
Quali erano le usanze, la
spiritualità e la cultura nell’India a cavallo tra la fine del XIX secolo e
l’inizio del XX? Ed oggi è cambiato qualcosa?
Non ne ho idea. O meglio,
prima di vedere questo film non ne avevo la minima idea, guardandolo ho sgranato
gli occhi su svariate situazioni assolutamente fuori dalla mia comprensione e
dopo essere uscito dal cinema ho capito che se non avessi scelto personalmente
di approfondire la conoscenza di questo popolo sarebbe stato inutile porsi
troppe domande. Quindi, ovviamente, ho smesso.
Tuttavia la pellicola scorre
molto bene e tratta di una storia reale: quella del giovane Srinivasa
Ramanujan, un indiano molto povero e di casta molto bassa, ma con un
inspiegabile ed eccezionale talento per la matematica che lo porta a “percepire”
soluzioni a problemi considerati all'epoca irrisolvibili dalle maggiori autorità accademiche in materia.
Una per tutte, quella sulla
quantità di partizioni di un numero qualsiasi. Per capire cosa sia una partizione
basta rispondere alla domanda: con quante diverse “somme” posso ottenere
il numero n? La risposta è un numero, chiamato P(n), detto partizione di
n. Ad esempio, P(4) è pari a 5:
1. 1+1+1+1
2. 2+1+1
3. 2+2
4. 3+1
5. 4
L’impatto con l’elevato mondo
accademico di Cambridge, purtroppo, è violento e drammatico, e questo non solo
a causa delle origini geografiche, culturali, religiose e alimentari di
Ramanujan (tanto da chiederci se per qualche motivo lui fosse addirittura
vegetariano), ma anche per questa sua personale natura matematica molto più
prossima alla “divinazione” che all’intuizione. Stringere i denti
chinando il capo è l’unica via d’uscita che ha, e grazie a questo non solo
ottiene i suoi riconoscimenti ma porta anche alla nascita di una tanto profonda
quanto imprevista amicizia con il suo magnate, il professor G. H. Hardy, un
uomo chiuso nel suo mondo matematico e incapace -fino a quel momento- di provare
apertamente sentimenti verso altre persone.
Ho volontariamente tralasciato
qualsiasi riferimento alla parte indiana del lavoro, soprattutto per rispetto
verso una cultura che ammetto di conoscere solo per luoghi comuni e leggende
urbane, ma che sono consapevole sia invece molto ricca e complessa, oltre che
profondamente differente dalla nostra. (leggi qui) Ramanujan nel film mangia solo e soltanto
verdure. E allora lo appoggio e propongo un piattino particolare:
Enjoy
http://www.mattersofthebelly.com
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Se c'è un piatto che vi farà innamorare del cibo indiano è il Daal.
Il Daal (anche scritto Dahl e la cui ricetta troverete qui) è un piatto indiano molto speziato a base di lenticchie, da servire come zuppa o come contorno, magari accompagnato da uno stufato di ortaggi di stagione. Nella preparazione non possono mancare la curcuma e lo zenzero e il mix di spezie indiane che in Italia chiamiamo curry. È un'idea alternativa per cucinare e servire le lenticchie tutto l'anno, ma lo amerete particolarmente nei mesi invernali visto che lo zenzero è una spezia dall'effetto riscaldante. Non l’ho ancora provato, ma pare che mangiandolo con il Naal (quella specie di pane che vedete nella foto) il piatto abbia la sua resa migliore.
Il Daal (anche scritto Dahl e la cui ricetta troverete qui) è un piatto indiano molto speziato a base di lenticchie, da servire come zuppa o come contorno, magari accompagnato da uno stufato di ortaggi di stagione. Nella preparazione non possono mancare la curcuma e lo zenzero e il mix di spezie indiane che in Italia chiamiamo curry. È un'idea alternativa per cucinare e servire le lenticchie tutto l'anno, ma lo amerete particolarmente nei mesi invernali visto che lo zenzero è una spezia dall'effetto riscaldante. Non l’ho ancora provato, ma pare che mangiandolo con il Naal (quella specie di pane che vedete nella foto) il piatto abbia la sua resa migliore.