Quel Che Sapeva Maisie
Divorzi e separazioni: una realtà che oggi non fa più alzare il sopracciglio perché veramente diffusa a macchia d’olio. Sono convinto che ormai sia un concetto sulla bocca di tutti, proprio come il famoso “non ci sono più le mezze stagioni”, e questo porta tanta amarezza se si pensa che, sovente, di mezzo ci vanno i figli.
Non mi può interessar di meno
analizzare il perché di questa diffusione. Mi interessa magari molto di più comprendere
che peso abbiano i bimbi nelle richieste fatte e nelle decisioni prese durante
e dopo la separazione: a parte casi veramente estremi, i figli sono le persone
che non potranno far altro che soffrire della nuova situazione e vivranno a
lungo nel sogno, nel desiderio che prima o poi il papà e la mamma riformeranno
la vecchia famiglia. Lo sapranno, questi padri e madri, del rischio che le loro
scelte possano indurre problemi anche molto gravi nella crescita dei loro
figli? Gli interessa? O arrivano magari ad usarli addirittura a mo’ di ricatto
per strappare più “roba” all’ex-coniuge?
What Maisie Knew (tradotto in italiano in Ciò Che Sapeva Maisie) è un bel libro, scritto nel 1897 da James
Henry ed ambientato presumibilmente nell’età vittoriana, che narra la terribile
esperienza di una piccola bambina molto sensibile, Maisie appunto, che si
ritrova “affidata” a turno ai due
genitori di 6 mesi in 6 mesi. Due genitori che però nulla fanno per meritarsi
questo titolo, dedicando le loro energie esclusivamente a se stessi e
ritagliandole minuscoli intervalli al solo scopo di inasprire quanto più
possibile l’odio ed il disprezzo provati per l’ex-coniuge. La storia inizia dal
divorzio, quando Maisie è nella sua infanzia, e continua a svolgersi, narrato
attraverso ciò che l’autore presume lei comprenda, fino alla sua adolescenza,
momento in cui lei prenderà la sua decisione più importante.
Il film uscito nel 2012,
intitolato Quel Che Sapeva Maisie,
altro non è che il riadattamento del libro alla New York dei nostri tempi.
Riadattamento che non si limita solo a considerare le modifiche sociali fra due
momenti storici differenti, ma anche in svariati altri elementi molto
importanti della trama originale, omettendo o modificando i quali il film
termina con Maisie sempre bambina e con una chiusura dal sapore decisamente
molto più piacevole.
Ho letto il libro seguendo il
suggerimento che Daniel Pennac dà in uno dei suoi lavori: leggendolo prima, ho
avuto la possibilità di tenere molto chiaro in mente che a Maisie è evidente la
situazione in cui si trova e la povertà d’animo dei genitori, nonostante il suo
desiderio più grande sia solo quello di essere amata da loro. Nel film non sono
certo che questo si riesca a percepire, pur essendo eccezionale la bambina che
fa il ruolo di Maisie (Onata Aprile), perciò ho voluto posarvi un accento per
quelli che sceglieranno di vedere il film senza aver letto il libro.
Come già evidenziato da altri,
forse è stata tradita l’aspettativa di poter vedere un opera più legata al
realismo del tema, tendendo piuttosto ad infiocchettarsi un po’ troppo rispetto
alla tragedia del tema; tuttavia il film è piacevole, scorrevole e a tratti anche
commovente, quindi da vedere.
E quale ricetta americana
andrebbe considerata a questo punto che sia altrettanto piacevole, scorrevole e
a tratti commovente, quindi da mangiare? Non ho dubbi: il French Toast.
Ingredienti: pan brioche 1 da
26x11 cm: 14 fette; latte fresco intero: 100 g; uova medie: 3; burro: 100 g; cannella
in stecche polverizzata: 1 pizzico; sale: q.b.
(ricetta tratta da Giallozafferano)
Per preparare i french toast
iniziate prima di tutto a tagliare il pan brioche in 14 fette spesse circa 2 cm.
In una pirofila bassa e larga rompere le uova, aggiungendo un pizzico di sale,
sbatterle e, senza fermarsi, aggiungere il latte e unire la cannella, continuando
a mescolare dopo le aggiunte. Porre quindi una padella a fuoco lento con la
giusta quantità di burro in base alla capienza della padella e a quante fette si
possono cuocere per volta: sarà necessario aggiungere il burro ad ogni nuova
cottura e la quantità indicata è sufficiente a cuocere tutte le 14 fette.
Mentre il burro si scioglie dolcemente, immergere una per volta le fette di pan
brioche nel composto di uova e latte, girandole rapidamente da entrambi i lati.
Posizionarle man mano nella padella dove il burro si sarà sciolto e lasciarle
cuocere circa 2-3 minuti per ogni lato. Una volta dorate, trasferirle su un
piatto dove, terminate le cotture, si procederà con la guarnizione: nella
versione dolce va bene una spolverata di zucchero a velo seguita da una
generosa colata di sciroppo d'acero (più tutto ciò che vi può passare per la
mente), mentre per una versione salata i french toast andrebbero serviti con delle
uova strapazzate, e ovviamente senza utilizzare lo zucchero a velo.
Enjoy!