Emotivi Anonimi ed il Cioccolato


Il cibo, quando è davvero buono, può essere una magia: può donare sensazioni intense, profonde, può riportare indietro nei ricordi della nostra memoria o portarci ad avere visioni emozionanti, sa mettere di buon umore e perfino donare gioia. Immagino che l’essere mentalmente predisposti a questo genere di esperienza sia una condizione importante: quando si mangia solo per nutrirsi l’intensità è molto affievolita e si corre il rischio di non arrivare nemmeno ad apprezzarla.

Detto questo, però, esiste anche la capacità di saper trasmettere a chi ci guarda l’emozione che suscita in noi il cibo che stiamo mangiando: non basta essere bravi attori, bisogna anche conoscere profondamente e dare valore a queste sensazioni, tanto da maturare un linguaggio del corpo che sappia descriverlo. Le espressioni del viso, i movimenti delle mani e della testa combinate tra loro, la simulazione della percezione di aromi che ci sollevano verso il paradiso, l’esplosione di sapori sul palato, la consistenza avvolgente attorno alla lingua, …non è cosa per tutti. Se devo pensare ad un popolo nel quale questa abilità risulta essere più impregnata nel DNA, mi viene subito in mente il popolo Francese. Perché? Beh, a parte Ratatouille, il film d’animazione Disney che guarda caso è ambientato a Parigi, il primo pensiero è a Chocolat, che è sì un film anglo-americano, ma poi sono francesi gli attori usati per trasmettere proprio le emozioni suscitate dai vari cioccolati prodotti dalla protagonista, che poi altri non è che la francesissima Juliette Binoche.
Insomma, dal mio punto di vista i francesi su questo hanno decisamente una marcia in più e questo film, che guarda caso parla di nuovo di cioccolato, non ne è che l’ennesima dimostrazione.


La curiosità ed il successo di questa commedia risiede nell'attento intreccio dei vari temi trattati fra di loro e ben interpretati dai due bravi protagonisti: oltre all'arte di saper fare il cioccolataio, curata in modo particolare, c’è il delicato tema dell’emotività cronica e delle differenti terapie utilizzate per far fronte ad essa, il tutto mescolato al classico tema dell’amore, che però qui proprio classico non è.
Sul finale magari la trama diventa un po’ più banale, ma va bene lo stesso perché per la sua durata il film vale, e in più stimola l’intenso desiderio di assaggiare quegli stupendi cioccolatini. Ma non dei cioccolatini qualunque, proprio quelli, gli stupendi prodotti del genio cioccolataio della protagonista, Angélique.

https://paddockpost.com/2011/07/09/tristan-artisan-chocolatier/

Questo non vuol dire che non ci si possa comunque cimentare nel realizzarli a casa: servono i giusti attrezzi, ovviamente, necessitano pazienza e cura dei particolari, e poi questo video che spiega come fare il tutto.


Magari un po’ di fantasia non guasta se si vuole davvero gustare cioccolatini sorprendenti; alla fine, come diceva Forrest Gump:

la vita è come una scatola di cioccolatini:
non sai mai quello che ti capita.
Enjoy