Le Verità Nascoste... anche in Cucina!



Senza nulla togliere alle altre donne, che -per l’amor di dio- adoro tutte, devo onestamente confessare che ho un debole per le bionde. Donne come Charlize Theron, Michelle Pfeiffer, Scarlett Johansson o la grandiosa Marilyn Monroe mi affascinano in modo particolare, insomma mi mettono un po’ in subbuglio. E proprio la  bella Pfeiffer è l’indimenticabile protagonista di questo film dell'ormai lontano 2000, in cui il nostro amato Zemeckis dirige il tutto con magistrale abilità così da ottenere un thriller mozzafiato, di quelli costruiti per far viaggiare lo spettatore a metà fra il reale ed il soprannaturale, lasciandolo fino alla fine nel dubbio di cosa sia vero e cosa invece... non proprio.


Bravo e convincente è tutto il cast di questo bel lavoro, che risulta davvero molto credibile, seppur non originalissimo, e la crescente suspance che provoca dentro ti lega alla poltrona ad occhi sbarrati fino alla fine.
Amo molto il filone thriller perché, a differenza dell’horror, dà il giusto livello di tensione senza dover ricorrere a spaventi improvvisi o immagini disgustose. C’è molta adrenalina mantenuta a livelli sani, e questa cosa mi piace, ma devo anche ammettere che essendo questo filone così ampio esistono alcune variegature che possono far virare il risultato verso “aree” meno interessanti o meno piacevoli per i miei gusti. Quindi, per analogia, non posso affermare che tutti riusciranno a vivere col mio stesso entusiasmo la visione di questo film, però ritengo che verrà molto apprezzato da quelli che amano la suspance in Hitchkock-style.

Avendo scelto il tema “verità nascoste”, ho deciso di cambiare approccio sull’aspetto alimentare e parlare di un tema particolare e delicato, così delicato che poter affermare di avere le idee chiare su quale sia la verità è veramente molto difficile. Siamo certi di conoscere tutta la verità su ciò che compriamo? O ci lasciamo condizionare da opinioni e discussioni che premiano ciò che viene da un imprecisato passato, mentre ciò che è “moderno” è da considerare sospetto? O che il piccolo produttore biologico è automaticamente da preferire alla grande azienda alimentare, che invece va “contro natura”?
Vi cito allora un esempio interessante tratto proprio dal libro Contro Natura, che non ho letto ma che mi ha incuriosito.

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Immaginiamo di andare al supermercato e di vedere una carota viola. Il primo pensiero, quantomeno il mio, sarebbe “quella deve sicuramente essere una delle diavolerie escogitate da una qualche azienda alimentare multinazionale”.
In realtà, l’arancione che tutti oggi consideriamo così “naturale” si è diffuso solo dal XVII secolo: prima di quel momento le carote erano tutte viola o gialle e solo dopo, non si sa come, qualche contadino deve aver trovato dei mutanti di colore arancione e fatto in modo di mantenere quel carattere nelle coltivazioni successive.

Oggi sappiamo bene che il colore arancione, caratteristico delle carote che conosciamo, è dovuto all'alta presenza di caroteni, molecole note per l'importanza che rivestono nell'alimentazione, ma questo i contadini e i consumatori dell’epoca non potevano saperlo, e quindi la selezione della mutazione deve essere avvenuta solo per ragioni puramente estetiche!

Ma anche se le abbiamo rapidamente dimenticate, le originali carote viola non sono mai totalmente scomparse, anzi sono assai apprezzate dalle industrie alimentari che usano il loro succo, ricco di antocianine, come colorante per dare un delicato colore rosa allo yogurt alla frutta.

Enjoy