A Serious Man e la Challah
So che è Inutile dirlo, ma i fratelli
Coen sono proprio bravi. Hanno fatto dei film che rientrano alla grande fra
i miei preferiti, come ad esempio Il Grande Lebowski e Non è un Paese
per Vecchi. In quest’altro lavoro, invece, hanno scelto di affrontare un
tema un po’ più intimo, andando a rovistare in quelli che sono stati gli elementi
della loro infanzia per poi riportarli sullo schermo, in una sorta di parodia
un po’ comica e un po’ amara. Nell’ambiente gretto della Minneapolis degli anni
’60 si mescolano le varie tradizioni ed usanze ebraiche, i traumi scolastici
sia degli studenti che dei professori, i problemi familiari a tutti i livelli e
tante altre situazioni che portano il protagonista Larry Gopnik, che si
è sempre ritenuto un uomo serio, a dover affrontare una realtà del tutto
diversa e molto angosciante.
Scene divertenti si mescolano ad altre amare e fastidiose, ottenendo un risultato quasi paradossale: una scena che adoro è quella in cui lui, insegnante universitario di fisica, si ritrova ad essere lasciato dalla classe alla fine dell’ora con lui che viene inquadrato da lontano e, dietro di lui, c’è un’enorme lavagna tutta piena di formule, da cima a fondo.
Chiaramente a questo punto ci
vuole una ricetta che sia non solo ebraica, ma anche significativa per la
cultura ebraica. Spazio allora alla challah, che è il pane con cui gli ebrei celebrano
l'inizio dello Shabbat, il giorno del riposo, che va dal venerdì sera al
sabato sera. All’inizio dello Shabbat, subito dopo il tramonto del sole,
gli ebrei recitano una preghiera per rendere grazie a Dio per la creazione del
mondo, il kiddush, e durante questa preghiera si benedicono il vino e il
pane, cioè la challah.
Ingredienti:
1 kg di farina Manitoba (o 00), 2 bicchieri di acqua tiepida, 1 cubetto di lievito fresco o 1 bustina di lievito di birra disidratato, ½ bicchiere da tavola di olio di semi di arachidi o di girasole, ½ bicchiere da tavola di zucchero, 1 uovo a temperatura ambiente e 1 cucchiaio di sale; in più, per la finitura, 1 uovo per spennellare e semi di sesamo per decorare.
Preparazione:
Sciogliere,
in una ciotola capiente, il lievito di birra con acqua tiepida e quindi aggiungere
lo zucchero, l'olio, il sale e l’uovo e amalgamare gli ingredienti con una
frusta o una forchetta. Unire ai liquidi, poca per volta, la farina facendo ben
assorbire la quantità precedente prima di aggiungerne dell’altra. Impastare
nella ciotola per 10’ circa, finché l'impasto diventa liscio e compatto e non
si attacca più alle mani, e poi lavorarlo bene su un piano infarinato per altri
5’. Far lievitare l’impasto in una ciotola leggermente unta, coperto da un
panno umido, finché non raddoppia (2h circa). Dato che l’impasto è sufficiente
per 2 challot (plurale di challah), dividere l'impasto a metà e
poi ciascuna delle 2 in 3 parti. Formate con i primi 3 pezzi dei rotoli della
stessa lunghezza per fare l’intreccio (3 per ciascuna challah). Quando
la treccia è composta, ripiegare le estremità verso sotto, disporre le trecce
su una teglia ricoperta di carta da forno, dove farle lievitare altri 30’ prima
di spennellarle con l’uovo sbattuto e cospargerle di semi di sesamo. Infornare
quindi nel forno, già caldo a 200°C, per 10’ e poi abbassare la temperatura a
180°C per cuocere altri 20’ circa: la cottura si raggiunge quando hanno un bel
colore dorato.
La challah è un pane
molto simile al pain brioche, ma è un po’ meno dolce e più compatto; si
prepara con l'olio invece del burro, per non infrangere il divieto ebraico di
consumare nello stesso pasto carne e latticini. La challah in genere
accompagna il pasto in luogo del pane, ma si presta perfettamente anche per
colazione o merenda, ad esempio con la marmellata.