LIBERAMI DAL NULLA… E DAGLI STRUFFOLI
Di Filippo
Ingredienti:
Amo i biopic di artisti musicali: Rami Malek nei panni di Freddy Mercury, Egerton in quelli di
Elton John e la prova da maestro di Tom Hanks in quelli del colonnello Parker di Elvis hanno
dato un volto alle storie dietro alle canzoni che hanno fatto da colonna sonora alla mia gioventù.
Sono stato di recente a vedere “Liberami dal nulla” (titolo originale “Deliver me from nowhere”,
significato lievemente diverso, ma tant’è…), il biopic su Bruce Springsteen.
Lessi qualche anno fa l’autobiografia del Boss (Born To Run) che avevo comprato per capire
meglio l’artista più volte accostato a Guthrie e Dylan come poeta della classe operaia, e le
pagine sull’album Nebraska trasudavano inquietudine ed oscurità interiore.
Il giovane ‘boss’ aveva già un discreto successo soprattutto sulla East Coast ed a breve
avrebbe inciso “Born in the USA” - la hit che ne fece la star globale che tutti conosciamo.
Prima
del successo, Springsteen passò un periodo di vera e propria depressione, non insolita quando
si nasce con la sensibilità del cantautore, si cresce in una famiglia di immigrati irlandesi ed
italiani nella periferia operaia del New Jersey e la sera si viene mandati dalla madre a cercare
fra i bar del quartiere il padre ubriaco e manesco. Il viaggio in se stesso lo portò ad isolarsi dal
mondo nella sua casa di campagna, armato di chitarra acustica, armonica e registratore
portatile Teac/Tascam 144 a 4 tracce (chicca tecnologica per l’epoca) e a dar vita ad un nastro
demo, versione che poi preferì a tutte le altre (sia con la E-Street Band, sia unplugged in
studio) di qualità sonora migliore ma alle quali mancava l’intimità delle tracce originali. Nei testi
di Atlantic City, Johnny 99, My Father’s House, Highway Patrolman e Nebraska – title track -,
Springsteen cattura storie crude e reali, ispirate da cronaca nera, film come Badlands e scrittori
come Flannery O’Connor.
Non a caso nel film, il suo manager e amico Jon Landau ne cita una
frase: 'Da dove vieni non esiste più, dove pensavi di andare non è mai esistito, e dove sei non
vale nulla a meno che tu non riesca a fuggirne… Dentro di te, proprio adesso, c’è tutto il posto
che hai'.
L’interpretazione di Jeremy Allen White è convincente (anche grazie ai consigli dello stesso
Springsteen), come anche la sua voce: il film è oggettivamente un po' lento in alcune sue parti -
visto l’argomento forse era anche inevitabile - ma resta godibile soprattutto da chi apprezza la
musica 'triste'… motivo per il quale ammetto di essere preso per i fondelli da amici musicisti e
non...
Ero andato al cinema con l’idea di distrarmi, sinceramente devo dire che sono uscito con
un po' di magone: qualche mese fa nel mio piccolo ho sentito la stessa necessità di incidere in
unplugged qualche pezzo, il titolo dell’album “Solo” direi che parla da… solo ;-)
E quindi, per bilanciare quanto sopra, direi che la ricetta perfetta è quella natalizia degli struffoli
napoletani (da cui devo liberarmi perché a dieta), fornitami dal carissimo amico partenopeo
Umberto, con il quale condivido la passione per il biliardo.
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- 300 g farina
- 3 uova
- 50 g zucchero
- 50 g burro
- scorza di limone e arancia
- 1 pizzico di sale, miele q.b., confettini colorati
Preparazione:
impasta farina, uova, zucchero, burro, scorza e sale fino a ottenere un composto omogeneo.
Forma dei rotolini e tagliali a pezzetti (tipo gnocchetti). Friggili in olio caldo e – appena dorano -
scolali e mescolali con miele sciolto. Disponili a piramide e decora con gli immancabili confettini
colorati.
Ah, per chi volesse ascoltare qualche canzone triste… qui il link al mio album unplugged:
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Buon ascolto e buona visione del film!

