HR Manager… croce e delizia?

Ancora una volta mi è capitato di uscire dalla sala insoddisfatto per un film che poi, tornandoci con la mente, mi ha dato alcuni elementi su cui riflettere. Sinceramente, non credo che arriverò mai a capire davvero il senso o il messaggio del film 'Il Responsabile delle Risorse Umane' senza leggere anche il libro: ormai mi è capitato così tante volte che non mi sforzo più di provare. Ho capito che non ne vale la pena. La risposta è lì, lo so; e il regista Eran Riklis invece gioca -forse per sfizio personale- a rendere tutto il lavoro molto ermetico, lasciando invece spazio alla parte che più lo intriga: quella del viaggio interiore misto al viaggio fisico, su cui sa di saperci fare grazie alle sue esperienze passate.

Tuttavia, il risultato non si può definirlo una grande prova: altri, oltre a lui e prima di lui, hanno già fatto esperienze comunicative del genere, anche di livello più alto.
Dentro la sala del cinema eravamo solo in quattro… qualcuno neppure sveglio tutto il tempo. Anche io, devo dire, ho avuto momenti di “stanchezza”: il film, senza ombra di dubbio, è lento. Di certo volontariamente, ma alla fine noioso per chiunque si sia presentato poco preparato all’appuntamento, come ho fatto io.
Personaggi dall’evidente miseria interiore, per lo più sconfitti dalla vita, aggrappati ad una storia molto più piccola del boato che l’ha seguita, con l’illusione che questa li porti ad una risposta che invece non ci sarà. È l’esaltazione del fallimento: tutti gli obiettivi sono mancati e si torna a casa come si era partiti… con l’idea sbagliata di aver capito qualcosa di più, di aver fatto amicizie che non esistono, di aver imboccato una nuova strada che porterà chissà dove. La vera sostanza è che si è lasciata Gerusalemme per raggiungere la Romania (o la Russia, non l’ho capito) spendendo soldi, rischiando la galera, sfidando anche la morte solo per portare un cadavere dove nessuno lo vuole, con un accanimento insensato cui seguirà un misero ritorno a casa… con lo stesso cadavere ancora a carico.

In tutto questo si racchiudono evidentemente l’insoddisfazione e la perplessità con cui sono uscito dal cinema. Ma lo stesso tema finisce poi per divenire il contenitore degli spunti di riflessione che ne sono emersi: la differenza culturale è l’elemento che mi sgancia dalla comprensione, perché le infrastrutture mentali, morali e sociali sono talmente diverse da destinare al fallimento qualunque tentativo di ricondurre le une alle altre. Il fascino di affrontare queste differenze per renderle parte di noi e vivere in modi nuovi quello che abbiamo davanti agli occhi è senza dubbio uno spunto di riflessione molto accattivante.

Ok, ma a questo punto si può dire che di spunti di riflessione se ne possono trovarne ovunque, in molte cose che a primo impatto non ci sembrano avere un senso.
Come ad esempio un semplice aperitivo finger-food a base di crudités e Pringles Multigrain (mi raccomando, quelle alla paprika!), magari reso più “piccante” dal contrasto con una salsa aioli, la salsa tipica della Francia meridionale che già una volta
abbiamo proposto per un sandwich, nella variante con maionese.

.Preparazione della salsa aioli: pestate qualche spicchio di aglio nel mortaio con l’aggiunta di sale e pepe; mescolando come si fa nella preparazione della maionese, versate l’olio a filo e il limone a gocce; per impedire che la salsa impazzisca, aggiungete al termine della preparazione 1-2 cucchiai di acqua calda. In un attimo abbiamo pronto un piatto semplice e leggero, che si presta a diversi tipi di esperienza: si può mangiare il sedano a crudo, o immerso nella salsa in 'stile pinzimonio' … ed anche le Pringles, vedrete, si riveleranno un complemento ancora più sfizioso. Provare per credere! Magari prima... lavatevi le mani.

Enjoy